Cosa accadrà dopo le dimissioni di Tavecchio?

E ora? Cosa accadrà? Malagò riuscirà a imporre il commissariamento? La Figc farà valere il proprio statuto e gestirà la transizione a nuove elezioni? E in questo quadro, quali saranno gli attori in campo? Chi ne beneficerà? Chi, invece, sarà ridimensionato? Interrogativi che cominciano a scuotere coscienze e prospettive. Ci sono due strade percorribili.

La prima è la più lineare e l’hanno indicata quasi tutti i consiglieri federali: il presidente dimissionario convoca l’assemblea elettiva entro 90 giorni e gestisce la transizione con l’attuale Consiglio federale.

Nel frattempo, Lega B (giovedì) e Lega A (lunedì) rinnovano le proprie cariche e rientrano con i propri rappresentanti in Consiglio. E’ la strada auspicata dallo stesso Tavecchio, da sempre strenuo difensore dell’autonomia del calcio nel panorama sportivo italiano. Ed è uno dei motivi per cui ha rassegnato le proprie dimissioni. Sperava, con questo gesto, di concedere alla sua Figc un approdo tranquillo al rinnovo delle cariche. Se si imboccasse questa strada, partirebbe subito la caccia ai candidati alla successione di Tavecchio, con Cosimo Sibilia possibile front man di un blocco trasversale con Dilettanti, Lega Pro e Calciatori. Non un’impresa facile: in questa coalizione dovrebbero convergere idee e uomini molto diversi, ma ispirati tutti dalla missione di cambiare radicalmente, e dalla base, il calcio italiano, sconvolgendo schieramenti e dinamiche del passato.

La seconda è al momento solo una direzione, e l’ha tracciata, immediatamente, Giovanni Malagò.

Il presidente del Coni punta al commissariamento, “mi pare l’unica soluzione, evitiamo di continuare a farci del male”, dice quando ancora è in corso la conferenza stampa in cui Tavecchio sta passando in rassegna la sua gestione. Malagò punta il dito contro una presunta ingovernabilità del calcio italiano: privo delle due leghe maggiori (che, però, in una settimana dovrebbero tornare al governo) e, ora, del suo presidente, secondo il presidente del Coni ci sono gli estremi per mettere le mani sulla Figc e traghettarla verso una nuova stagione.

Con un orizzonte temporale ben più lungo, forse addirittura di 180 giorni. Un periodo che consentirebbe a Cosimo Sibilia, senatore di Forza Italia con ambizioni di ricandidatura, di scavallare le elezioni politiche, e a quel punto presentarsi in una posizione di forza (se vincesse il centrodestra). Esponendolo, però, anche al rischio di trovarsi concorrenti che hanno avuto sei mesi di tempo per costruire candidature altrettanto forti.

 In questo quadro, dovrà avere la sua rilevanza lo statuto federale, che all’articolo 24, comma 9, recita: “In caso di dimissioni del Presidente federale, decadono immediatamente il Presidente e l’intero Consiglio federale. L’espletamento dell’ordinaria amministrazione è garantita in prorogatio dal Presidente federale e dal Consiglio federale. In caso di dichiarata impossibilità da parte del Presidente federale, l’espletamento dell’ordinaria amministrazione è garantita in prorogatio dal Vice Presidente federale e dal Consiglio federale. In ogni caso, l’Assemblea viene convocata senza indugio ai sensi dell’art. 21, comma 3, del presente Statuto”. Cioè, elezioni entro 90 giorni.

 

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